I produttori di orticole, specie nella quarta gamma, stanno ponendo sempre maggiore attenzione alle tecnologie per la fertirrigazione. Si tratta di una tecnica che permette di nutrire le piante sfruttando un flusso di acqua in cui sono disciolti i nutrimenti di cui la coltura ha bisogno.
Che Cos’è la Fertirrigazione?
Solitamente i sistemi di fertirrigazione sono utilizzati in ambiente protetto, come le serre, anche se possono essere impiegati in pieno campo, magari per lo sfruttamento della frazione liquida delle deiezioni animali.
Si sta poi affacciando a questo settore un numero sempre maggiore di hobbisti che si cimentano con le coltivazioni indoor. Sistemi che permettono la crescita delle piante in ambienti chiusi grazie alle luci al led, a sistemi di climatizzazione e soprattutto a impianti di fertirrigazione (come l’acquaponico, l’idroponico e l’aeroponico).
Come Funziona la Fertirrigazione?
L’impiego preponderante della fertirrigazione, come detto, è tuttavia quello in serra. Il cuore del sistema è il ‘banco di fertirrigazione‘, uno strumento che miscela a seconda di una ricetta predefinita il giusto mix di sostanze nutritive di cui la pianta ha bisogno (soprattutto nitrati, fosfati e solfati).
Altro elemento fondamentale è la misurazione del Ph. Il liquido di fertirrigazione infatti, stando a contatto con la rizosfera, deve avere valori di acidità sempre all’interno di una forbice che muta a seconda della coltura e dello stadio fenologico della pianta.
Ogni elemento nutritivo ha infatti un range del Ph ideale all’interno delle quale viene assimilato con più facilità dalla pianta. È un range variabile, ma in media l’intervallo ottimale è tra Ph 6,2 e 6,5. Nel caso in cui il valore dell’acidità sia fuori dai parametri si deve intervenire con l’aggiunta di un acido che abbassi il Ph della soluzione.
L’acidificazione delle soluzioni nutritive è una pratica necessaria nei sistemi di fertirrigazione e solitamente viene effettuata con l’aggiunta di acidi minerali. Sono tre gli acidi che solitamente vengono utilizzati. L’acido fosforico, quello nitrico e quello solforico. Il primo ha il vantaggio di essere di per sé un fertilizzante che può soddisfare da solo le necessità della pianta di fosforo. Anche il secondo, quello nitrico, è utile alla crescita delle piante e inoltre dato il suo potere ossidante e corrosivo contribuisce alla pulizia degli impianti. Infine quello solforico, anche questo in grado di aiutare la pulizia delle tubazioni.
L’acidificazione della soluzione nutritiva ha quindi due vantaggi. Il primo è quello di rendere prontamente disponibili alle piante le sostanze nutritive. Il secondo è la prevenzione delle incrostazioni provocate dalle precipitazioni di sali, l’eliminazione delle impurità che possono ostruire i gocciolatori e la formazioni di microalghe.
Avendo a che fare con acidi anche molto forti nella progettazione di un impianto di fertirrigazione è essenziale la scelta delle valvole. Bisogna infatti orientarsi su strumenti che assicurino precisione, affidabilità e resistenza alle sostanze corrosive. Precisione perché il liquido fertirrigante ha un equilibrio che deve essere mantenuto attraverso l’aggiunta di quantità ben precise di prodotto. Affidabile perché basta il malfunzionamento di una valvola per bloccare il flusso e perdere un intero raccolto.
Valvole in plastica per fertirrigazione
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Massima attenzione va prestata nella scelta della valvola che gestisce il flusso di acido nel serbatoio di miscelazione. Valvole in materiali metallici possono essere soggette a fenomeni corrosivi, mentre le elettrovalvole in plastica Stubbe possono essere impiegate senza pericoli perché resistenti alla corrosione. Lo stantuffo meccanico che consente il flusso è infatti preservato dal contatto con la sostanza acida da un soffietto in PTFE o da una membrana di separazione.
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